CONCETTO DI CAMPO ESISTENZIALE ANTROPOLOGICO

19.11.2018 20:06

CAMPO UNICO

TEORIA DEL TUTTO

Premetto che il termine “TEORIA” è per me limitativo e preferisco definirlo come “REALTA’ ” ! Chiariamo il concetto :

 

La teoria del campo unificato appartiene alla fisica quantistica secondo cui tutto nell’universo è unificato e sincronico e qualsiasi parte è contenuta nel tutto

Utilizzando questo concetto a noi umani implica un far parte ed entrare in risonanza con il TUTTO di cui facciamo parte.

Ritengo anche che questo concetto pratico e semplice , parallelo al concetto di SINCRONISMO Junghiano, abbracci pienamente la concezione AGNOSTICA del divino in quanto si rinuncia a grandi pretese interpretative su Dio a vantaggio di un ascolto più attento al proprio individuale “far parte”

Infatti tornando alla fisica quantistica, esistono varie "teorie del tutto", ma non confermabili sperimentalmente. a causa di conflitti teorici fra la moderna meccanica quantistica e la relatività generale, o , più semplicemente perchè sarà eternamente impossibile nella realtà umana sperimentare completamente qualcosa del genere!

Questo concetto è centrale nella PSICOTERAPIA ANTROPOLOGICO-ESISTENZIALE.

 

Andiamo all’applicazione del concetto all’esistenza individuale

 

Un luogo comune è nel ritenere che io sono altro dall’ambiente, gli amici li scelgo io, quello che faccio lo decido io, qualsiasi cosa avviene non mi influenza più di tanto. Il libero arbitrio mi salva ed io sono il padrone delle mie scelte e della mia vita etc…Sicuro di ciò ?

 

Proviamo ad immaginarci di essere nato, cresciuto e vivere in un luogo pieno di smog, con persistenti vibrazioni rumorose delle auto che passano continuamente, difficoltà di spostamenti e di parcheggio, iperaffollamento ovunque, magari anche con calcinacci di qualche ponte che ho sulla testa o con il perenne pericolo che casa non resista ad un terremoto o che un ‘inondazione invada la casa dove vivo. Magari ci aggiungiamo il continuo pericolo di violenze o furti o scippi.

Sono io che decido il mio stato d’animo ? Il mio pensiero , progetti, aspettative ed emozioni sono indipendenti da tutto ciò che mi circonda???

 

Cambiamo esempio: nasco e cresco in un habitat ove v’è la convinzione che tutto è solo sacrifici, senza gioia, solo sacrifici, doveri e responsabilità, magari isolato fra lavoro impegni e gestione della casa e famiglia. Il mio stato d’animo, il mio umore, persino il mio inconscio è comunque autonomo da tutto ciò? Se sono depresso o triste o arrabbiato è sicuramente colpa mia perchè qualcosa non va in me?

 

Bene...se siete convinti che questa è la realtà, che tutto dipende da voi autonomi da tutto e tutti, scusate il tempo che vi ho tolto per leggere queste righe; abbandonate questa lettura e amici come prima.                                                                                                                                                                    Ma.....                                                                                                                                                                                                                                          Se avete qualche dubbio , conviene approfondire un concetto umano antorpologico essenziale da comprendere: NOI FACCIAMO PARTE DEL CAMPO ESISTENZIALE IN CUI VIVIAMO .

Noi siamo stabilmente influenzati dal luogo, lavoro, affetti e cultura sociale in cui siamo nati e di cui facciamo parte ed in tal senso siamo un tutt’uno con quanto ci circonda

Non ho scritto : “noi viviamo in un campo esistenziale” o “ noi partecipiamo ad un campo esistenziale”. Noi siamo il campo stesso!!

Credere che io sono autonomo dagli altri e dal contesto dove vivo è coraggiosa, persino lodevole, ma ingannevole e genera un falso problema, ossia che tutto dipende da me e mai dagli altri o dall’ambiente in cui esisto.

Questo schema culturale appreso da secoli ( anche millenni) in cui “tutto dipende esclusivamente e soltanto da me” libera l’intero campo esistenziale ( di cui faccio parte) da qualsiasi sua responsabilità e carica completamente l’onere di qualsiasi evento sulla mia singola persona.

Gli errori ( o colpe) degli altri divengono mie incapacità; le disarmonie e le scomodità dell’ambiente si trasformano in mia difficoltà ad adattarmi ed orgnizzarmi; la carenza di fonti di sostentamento o gestione quotidiana divengono mie insufficienze organizzative; le illusioni e le irreali narrazioni culturali si trasformano in miei desideri astrusi.

Chissà quanti pensieri vengono alla mente di chiunque legga queste righe!

Da un punto di vista antropologico e psicoanalitico-esistenziale questa concezione separata ( fra me altri e luogo) costituisce un falso problema ( un paradosso, un koan) allorchè ci conduce a pensare che sono depresso o spaventato o irascibile o inadeguato solo e soltanto perchè inadatto ( magari anche irrispettoso) al paradiso terrestre ove stò già beatamente vivendo.

Basta che vado un poco in psicoterapia o prendo qualche psicofarmaco e mi “rimetto in riga” e tutti sono più sereni poichè non li faccio più soffrire.

 

Il campo unificato umano è l’interazione costante e inevitabile fra me, gli altri e il contesto socio esistenziale ove vivo e io debbo tener conto molto attentamente a questa continua interazione a tre se voglio seriamente gestire la mia vita da regista.